Il nuovo gadget Apple riduce la rete a brandelli: troppo chiuso e dalla parte del copyright, sostengono alcuni osservaotri online, secondo cui è finita l'epoca d'oro dell'internet libera e aperta.
Atteso da anni come l'unicorno chiamato a salvare il mondo dell'editoria caduto in disgrazia, il tablet magico di Steve Jobs è ora qui tra noi. I manager delle grandi testate hanno tutti tirato un sospiro di sollievo, ieri mattina: finalmente riusciremo a far pagare i nostri contenuti ai lettori, così come l'iPod ha fatto con la musica. Entusiasti anche gli utenti che ieri si sono lasciati trascinare dalle piroette tecnologiche dello sciamano Steve Jobs. D'altronde, ogni volta che Apple si muove nel mondo dei media, un vecchio muro viene abbattutto. E nuovi spazi di intrattenimento e business si aprono per tutti. La festa ricomincia.
Attenzione però a non scoprire troppo tardi che l'unicorno non è altro che un cavallo di Troia mascherato. E cioè, che dietro le promesse di maggiore intrattenimento e accesso all'informazione, Apple sta lentamente facendo a pezzi la natura aperta e libera della Rete, come hanno detto nei giorni scorsi alcuni guru dell'open source che da tempo parlano dei pericoli di una Splinternet.
Uno scenario che non deve suonare apocalittico, perché in parte è già realtà: produttori e operatori telefonici da sempre gestiscono l'internet mobile in maniera privatistica (proibendo il peer-to-peer o Skype, ad esempio). Ne sanno qualcosa i possessori cinesi dell'iPhone, a cui Apple ha proibito di scaricare gli applicativi con i discorsi del Dalai Lama. A Pechino non piacevano e Steve Jobs ha obbedito.
Così come per l'iPhone, anche sul nuovo iPad qualsiasi contenuto sarà un'applicazione da acquistare su iTunes. E Apple avrà pieni poteri per decidere cosa può essere messo in vendita e cosa no. Chissà cosa dirà il boss della Mela quando verrà presentata la versione di un quotidiano realizzata da un gruppo di dissidenti cinesi. O quando un editore vorrà pubblicare un ebook controverso: scatterà la censura?
Per quanto apra scenari "rivoluzionari e magici", il sistema operativo dell'iPad sembra allergico a qualsiasi forma di interoperabilità e apertura. E' per questo che l'avanzata di Apple nel settore dei media dovrebbe far suonare un campanello d'allarme a chi non vedeva l'ora di salire sul carro dell'azienda di Cupertino. Nella nuova economia del "tutto è app", Steve Jobs si accaparra il controllo totale della piattaforma: sia hardware (iPad) che di servizi (iBooks Store). Non è solo una questione di business (Apple trattiene il 30% su ogni transazione), ma soprattutto di accesso all'informazione e al sapere.
Nei prossimi mesi vedremo arrivare decine di altri tablet e gadget per la lettura in mobilità. Apple e Amazon, saranno affiancate da altre piattaforme e nuovi guardiani. Speriamo solo che, il gadget di Steve Jobs serva a dare un colpo a un mercato ingessato. E che in mezzo a tutta la polvere sollevata dall'unicorno, si facciano largo anche alternative più aperte.
Fonte: Nicola Bruno Visionpost